I primi sintomi sono segni di sofferenza, dati dalle foglie che tendono a piegarsi verso il basso, per poi perdere tono e appassire, seguite subito dopo dagli apici vegetativi, che possono anche prendere un colore prima marrone e poi rapidamente nero. Nelle piante più turgide, ricche di liquidi (per esempio le piante succulente) o con foglie tenere (per esempio le erbacee da fiore, alcune piante d’appartamento e da balcone) si nota che il fogliame diventa trasparente, lasciando vedere il liquido all’interno e annerendo subito dopo. Nei casi più gravi, se non si interviene, tutta la pianta appassisce e annerisce: è facile che si siano gelate anche le radici.
In base alla temperatura normale della zona (quindi non basatevi su eventuali anomalie dell’ultimo inverno), le specie semirustiche vanno adeguatamente protette, ricoverandole in un locale freddo o in serra fredda o avvolgendole con teli di tessuto non tessuto, a seconda della loro sensibilità al freddo e della disponibilità di spazi adeguati.
Ma prima ancora di proteggerle, già dall’inizio di settembre, cioè almeno un mese prima dell’arrivo del freddo, e per tutto ottobre è possibile rinforzare le piante che sverneranno in esterni somministrando loro un prodotto integratore (corroborante), che ne aumenta le difese contro le avversità.
I corroboranti irrobustiscono le piante e ne potenziano le difese interne in modo da renderle meno suscettibili all’attacco delle avversità in generale, e anche dei patogeni. Apportano infatti sostanze che migliorano il funzionamento dell’intera pianta rendendola più robusta e quindi più capace di resistere agli stress ambientali (es. piogge intense, freddo, caldo, grandine, vento ecc.) senza riportarne particolari danni.
La distribuzione del corroborante va effettuata seguendo con cura le indicazioni in etichetta del prodotto prescelto, per non vanificarne l’efficacia.
Attenzione: i corroboranti non sono concimi, quindi la loro distribuzione non si sostituisce alla normale concimazione (peraltro ormai al termine in ottobre), ma vi si affianca.
]]>Tenete d’occhio le previsioni del tempo: quando si prevedono temperature minime notturne inferiori ai 10 °C per più di una notte, è il momento di agire, soprattutto se il terriccio nei vasi è bagnato dalla pioggia. Non è possibile indicare un periodo preciso, perché l’Italia è lunga e il clima (e il microclima) varia per zone geografiche, ma indicativamente dovete allertarvi fra l’inizio di ottobre sull’arco alpino e la metà di novembre al Sud: negli ultimi anni ha nevicato più in Meridione che nel Nord e anche lì è diventato necessario proteggere le piante delicate.
Per eliminarle dall’aria di casa ci sono due sistemi: o acquistare un costosissimo purificatore d’aria che con i suoi filtri cattura tutte le molecole tossiche presenti nell’aria, o circondarsi di piante verdi d’appartamento, altrettanto efficaci ma molto meno costose (e più belle!).
Una ricerca condotta qualche anno fa dalla Nasa, l’ente spaziale americano, ha rilevato come alcune piante verdi comunemente coltivate in appartamento, abbiano la capacità di eliminare talune sostanze per noi tossiche dall’aria degli ambienti. Quindi, oltre ad assorbire anidride carbonica e restituire ossigeno, eliminano anche gas dannosi, filtrando l’aria e trattenendo queste tossine al loro interno, senza danno per la loro salute.
Un’altra ricerca condotta dal Paharpur Business Center e Software Technology Incubator Park di Nuova Delhi ha appurato che basta avere solo tre piante per purificare l’aria indoor: la palma di Betel o palma areca (Areca catechu), il potos (Scindapsus aureus) e la sansevieria (Sansevieria trifasciata).
Durante la fotosintesi clorofilliana, l’operazione fondamentale per tutte le piante verdi per ricavare l’energia necessaria per la loro vita, tutti i vegetali assorbono attraverso gli stomi fogliari (microscopiche aperture sulla pagina inferiore della foglia) l’anidride carbonica (CO2) presente nell’aria, a loro necessaria proprio per la fotosintesi. Insieme con la CO2, però, assorbono anche le altre sostanze chimiche presenti nell’aria, liberandola appunto da esse.
Queste sostanze estranee, non utili alle piante, possono venire stoccate in particolari cellule “spazzine”, dove rimarranno isolate dall’organismo vegetale vita natural durante, oppure metabolizzate dall’organismo stesso, cioè scomposte in elementi semplici (carbonio, idrogeno, ossigeno, cloro, fosforo ecc.) e questi a loro volta riutilizzati o espulsi (come è il caso dell’ossigeno, che alla pianta non serve, e quindi lo espelle nell’aria, per nostra fortuna). In genere, comunque, le piante non vengono danneggiate da queste sostanze per noi nocive.
Ogni pianta, in base al metabolismo peculiare della specie a cui appartiene, ha la sua specializzazione nell’assorbimento dei prodotti tossici presenti nell’aria, tanto che alcune, da sole, riescono a rimuovere fino al 50% delle sostanze volatili presenti in un normale ambiente domestico.
I ficus (Ficus benjamina, F. pandurata, F. obtusa ecc.), l’aechmea (Aechmea fasciata, sin. Bilbergia rhodocianea), l’areca (Areca catechu), il banano nano (Musa acuminata var. nana), le begonie (Begonia rex, B. corallina ecc.), la camadorea (Chamaedorea elegans), il croton (Codiaeum variegatum), le dracene (Dracaena fragrans, D. deremensis ecc.), i filodendri (Philodendron elegans, P. rubens, P. selloum ecc.), la monstera (Monstera deliciosa), la Phalaenopsis, la sansevieria (Sansevieria trifasciata, S. cylindrica), la schefflera (Schefflera arboricola), la schlumbergera (Schlumbergera truncata, sin. Zygocactus t.) e l’aloe vera (Aloe vera, sin. A. barbadensis) sono formidabili nell’assorbire la formaldeide.
Lo spatifillo (Spatiphyllum wallisii) elimina i residui di acetone.
L’aglaonema (Aglaonema oblongifolium, A. commutatum) e il falangio (Chlorophytum comosum) assorbono il benzene.
L’alocasia (Alocasia macrorrhiza, A. metallica), il dendrobio (Denbrobium), la dieffenbachia (Dieffenbachia picta, D. oerstedii), la felce di Boston (Nephrolepis exaltata), la Phoenix (Phoenix canariensis) filtrano formaldeide, xilene e toluene.
L’anturio (Anthurium scherzerianum), la stella di Natale (Euphorbia pulcherrima) e la tillandsia (Tillandsia xerographica ecc.) catturano lo xilene, il toluene e l’ammoniaca.
Calatea (Calathea makoryana, C. crocata) e maranta (Marantha leuconeura), e il singonio (Syngonium podophyllum) assorbono l’ammoniaca e la formaldeide.
Tutti i cissus (Cissus antarctica ecc.) sono in grado di assorbire il tricloroetilene.
La Raphis (Raphis excelsa) elimina l’ammoniaca.
]]>In secondo luogo perché sono veramente facilissimi: sono ideali per insegnare ai bambini a fare giardinaggio (e anche l’arte della pazienza, visto il tempo di attesa fra la piantagione e la fioritura…).
In terzo luogo perché sono adattabili: danno ottimi risultati in vaso sul balcone, in cassetta o ciotola sul terrazzo e in piena terra in giardino.
Infine perché fioriscono veramente ovunque: dalle rive del mare fino alle Alpi, ovviamente in periodi diversi.
In questo periodo si trovano i bulbi invernali e primaverili, così chiamati perché appunto fioriscono tra la fine dell’inverno (gennaio-febbraio) e l’inizio della primavera (marzo-aprile-maggio).
Per la pianificazione delle piantagioni in giardino, si possono suddividere in due grandi gruppi. Il primo comprende le specie che si piantano nel prato o sotto i cespugli (le foglie inizieranno a fare ombra quando le bulbose saranno ormai sfiorite) e che si naturalizzano facilmente, come anemoni, crochi, muscari, scilla, bucaneve, erantis, puschkinia, agli, tulipani botanici, tazzette e giunchiglie, e dente di cane.
Il secondo gruppo annovera le specie che, senza cure, perdono con il tempo il loro splendore: vanno piantate in aiuole lavorate e, dopo la fioritura, vanno tolte dal terreno. È il caso di tulipani ibridi, narcisi ibridi e giacinti.
Entrambi i gruppi si possono piantare anche in contenitore per davanzali, balconi e terrazzi.
I bulbi hanno in sé tutte le risorse per fiorire, ma queste risorse devono alimentarsi in autonomia attraverso le radici che assorbono acqua ed elementi nutritivi dalla terra. Dobbiamo quindi dare il tempo ai bulbi di sviluppare un buon apparato radicale: l’epoca di piantagione è fondamentale, ma non è uguale in tutta Italia, anche in rapporto alla temperatura.
Dal 10 settembre a fine mese scatta il periodo giusto sulle Alpi e l’Alto Appennino; dal 20 settembre al 20 ottobre in Val Padana e sul Medio Appennino; dall’inizio di ottobre e per tutto il mese nelle zone interne del Meridione; da metà ottobre a metà novembre nelle zone costiere di tutta la nostra Penisola.
Diamo la precedenza ai bulbi a fioritura invernale (bucaneve, erantis, crochi) che, fiorendo prima, devono avere tempo sufficiente per sviluppare radici adeguate.
Possiamo utilizzare vasi, cassette o ciotole delle dimensioni preferite, tenendo presente che ogni bulbo deve avere a disposizione intorno a sé un diametro pari a una volta e mezzo il diametro del bulbo stesso. Mettiamo un ottimo drenaggio di argilla espansa sul fondo e aggiungiamo un buon terriccio per piante da fiore o anche universale, pressandolo leggermente. Interriamo i bulbi con la punta o la gemma rivolta verso l’alto, a una profondità pari a quella del bulbo stesso, che deve quindi essere coperto da appena un velo di terra, ben pressato. Annaffiamo senza eccedere e, dopo 10 minuti, svuotiamo e togliamo il sottovaso. Poniamo il contenitore in un punto soleggiato anche in inverno, o a mezz’ombra. Basterà annaffiare leggermente ogni 15-20 giorni se non piove.
La posizione migliore in giardino è sotto alberi o arbusti caducifogli, che fino ad aprile siano privi di fogliame, ma poi riparino la terra dal sole forte fino a ottobre. Per piantare grandi quantità di bulbi possiamo utilizzare il piantabulbi, un attrezzo comodissimo in vendita a poco prezzo in tutti i Centri Giardinaggio. In questo caso, la profondità deve essere pari al doppio dell’altezza del bulbo. Basterà annaffiare subito dopo la piantagione, e lasciar fare alla pioggia nei restanti mesi d’attesa.
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Le piante più colpite
La malattia è causata da diverse specie di funghi che colpiscono praticamente tutte le piante floreali e ornamentali, quelle da orto e da frutto. Quelle in assoluto più colpite sono i rosai, tutti gli evonimi a foglia morbida, la verbena e le petunie/surfinie, il lauroceraso, la salvia, tutte le Cucurbitacee e soprattutto zucchino e cetriolo.
I danni del mal bianco
Il mal bianco aggredisce le foglie e i germogli, dove prima appaiono chiazze singole che poi si trasformano in una patina biancastra, farinosa, che poi rende le foglie e i germogli di colore bronzeo, fino a farli seccare. I funghi patogeni sono favoriti da un ambiente umido e tiepido ma non troppo caldo (temperatura ideale tra 15 e 23 °C), e da piogge o irrigazioni che bagnano il fogliame, fattore che aiuta le spore (“semi” dei funghi) ad andare da una foglia all’altra e da una pianta all’altra. Quindi la primavera e l’autunno sono le stagioni in cui più facilmente si manifesta l’oidio in pianura, mentre in collina e montagna è più facile che si presenti durante l’estate.
Prevenire l’oidio
Come sempre, prevenire è sempre meglio che curare. Quindi, soprattutto se coltiviamo le piante citate come bersaglio prediletto, piantiamole a un’adeguata distanza l’una dall’altra per favorire l’arieggiamento; sfoltiamo la chioma con potature in inverno e tagli di alleggerimento in estate; irrighiamo direttamente sul terreno per non bagnare il fogliame; evitiamo di infliggere ferite (da potatura, da decespugliatore, da urto meccanico ecc.) alle piante; eliminiamo subito tutto il materiale infetto, comprese le foglie cadute, dove le spore rimangono d’inverno da un anno all’altro; applichiamo alle piante preparati rinforzanti – i “corroboranti” come propoli, lecitina, zeolite ecc. – che irrobustiscono le difese dell’esemplare e la cuticola delle foglie.
Combattere il mal bianco
Appena notiamo le chiazze bianche, trattiamo subito con un prodotto a base di bicarbonato se l’infezione è ai primi stadi e poco estesa, oppure, se la situazione ci è sfuggita dal controllo, con zolfo in polvere o zolfo solubile in acqua da applicare bene su tutta la vegetazione, inclusi gli steli e la pagina inferiore delle foglie. Ripetiamo l’intervento dopo ogni pioggia e dopo 7-10 giorni fino alla completa scomparsa dei sintomi (le foglie rimarranno biancastre, ma non se ne ammaleranno altre). Su balconi e terrazzi possiamo utilizzare anche prodotti corroboranti a base di propoli, che hanno anche una funzione curativa, rispettando sempre le indicazioni in etichetta.
]]>Le orchidee più adatte ad essere coltivate in appartamento sono le specie tropicali, che si possono meglio adattare al clima caldo per tutto l'arco dell'anno.
In commercio più comuni sono le phalaenopsis, i dendrobium ed i cymbidium. Le prime due amano il caldo quindi possono tranquillamente stare in appartamento, mentre la coltivazione dei Cymbidium in appartamento porta all'assenza di fiori e ad un lento deperimento. Se acquistiamo una pianta di Cymbidium cerchiamo di ambientarla a vivere all'aperto, sarebbe ideale su un terrazzo.
Uno degli elementi fondamentali per le Orchidee è la luce; infatti gran parte delle orchidee tropicali vive in luoghi ben luminosi, ma difficilmente riceve i raggi diretti del sole. L’ideale sarebbe posizionarle vicino ad una finestra, lontano però da fonti di calore o da correnti d’aria. Evitiamo in ogni modo di posizionare la nostra orchidea in luogo buio o scuro, la pianta non produrrebbe i fiori e non svilupperebbe le radici ed il fogliame.
Le annaffiature devono essere frequenti evitando però di inzuppare il substrato: ogni 3-5 giorni inumidiamo il terreno con acqua a temperatura ambiente.
Per un coretto sviluppo delle orchidee e per favorire la fioritura, l'umidità ambientale deve essere abbastanza elevata; per ottenere una buona umidità si consiglia di vaporizzare spesso le foglie.
Un altro metodo consiste nel posizionare i vasi di orchidee su un sottovaso riempito di argilla espansa mantenendolo sempre colmo di acqua, fino ad almeno mezzo centimetro dal vaso delle orchidee, in modo da non bagnarne il terriccio; in questo modo l'acqua del sottovaso evaporando manterrà elevata l'umidità ambientale.
Le orchidee tropicali prediligono terreni molto soffici, in vivaio si mescolano dei pezzetti di corteccia con della torba, in genere però non vengono rinvasate regolarmente, le si sposta in un contenitore più grande solo quando le radici fuoriescono eccessivamente.
Anche le orchidee necessitano di concimazioni, ma in quantità molto contenuta, utilizzando un concime specifico ed in quantità molto ridotta, in modo che non ci siano quantità eccessive di sali minerali all'interno dell'acqua delle annaffiature.
]]>È una pratica agronomica con cui è possibile prevenire la crescita delle erbe infestanti, permette inoltre di isolare le radici dalle basse temperature ed evitare, nei mesi estivi, che l’acqua evapori troppo velocemente dal terreno.
Pacciamare significa ricoprire il suolo libero attorno alle colture con del materiale naturale o plastico. Così facendo non si consente alla luce di arrivare al suolo e quindi si impedisce lo sviluppo delle piante infestanti.
Per finire non si può non citare l’effetto benefico in caso di piogge, visto che la pacciamatura protegge il suolo da fenomeni erosivi, conseguenti ad eventi di una certa intensità o frequenza, su terreni non coperti da vegetazione.
Come pacciamare
Per pacciamare usate teli in polietilene o del materiale naturale, in orto si consiglia l’uso della paglia mentre in giardino si è soliti usare la corteccia di pino, efficace e decorativa.
Resistenti alla siccità e agli sbalzi di temperatura, in genere preferiscono il sole, anche se esistono varietà che sono perfette per le zone più ombreggiate. Richiedono un’unica potatura annuale di pulizia a fine inverno e sono adatte anche alla coltivazione in vaso.
Più che un riempitivo per aiuole miste le graminacee nei layout dei giardini di oggi sono un elemento ornamentale centrale, che si può definire “dinamico” e quasi multisensoriale, grazie al loro flessuoso movimento al vento e ai fruscii che ne derivano, assieme alle trame che esse compongono col mutamento delle stagioni. Con tutta la gamma di colori vivaci, freddi e caldi, e di effetti cangianti di cui dispongono nel periodo autunnale primeggiano sulla maggior parte delle specie fiorite entrate in riposo vegetativo.
ti consiglia questi accostamenti:
Heuchera
L’Heuchera è una pianta rustica, perenne e facile da coltivare. Il suo fogliame permette di creare delle bordure molto particolari e angoli suggestivi in qualsiasi giardino.
Vinca
Pianta perenne coltivata come annuale, molto rustica e resistente alle alte temperature. Tende a formare cespugli molto ordinati. Le foglie lucide e brillanti insieme ai fiori di colore intenso rendono questa pianta ottima per abbellire aiuole, bordure, balconi e terrazzi.
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Concepita in origine per purificare l’aria degli ospedali all’inizio del XX secolo, la piccola lampada del tecnico farmaceutico Maurice Berger ha rapidamente riscosso un successo fenomenale presso il pubblico.
Rivisitata da designer famosi, adottata dai grandi personaggi del mondo dell’arte (Coco Chanel, Picasso, Colette o Jean Cocteau), è divenuta poco a poco un’icona di stile, apprezzata sia per le linee eleganti che per le fragranze delicate.
Di fronte a una tale infatuazione, i successori di Maurice Berger hanno scelto di continuare a esplorare questo universo così particolare con nuovi oggetti di design, come i bouquet, le candele e molti altri ancora.
LA CATALISI, una tecnologia unica.
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ORTO URBANO è una pratica soluzione per realizzare un’area coltivabile mobile in luoghi dove non c’è disponibilità di terreno, è posizionabile su balconi, terrazzi, verande o anche in appartamento.
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Montare il tuo Orto Urbano è davvero semplice.
1. posizioni il bancaleLa tendenza a preferire ambienti naturali a quelli costruiti è ormai dimostrata e questo è indipendente dall’età di una persona o dalla propria cultura.
I dati scientifici finora raccolti dalla psicologia ambientale riguardo la relazione tra salute e natura, permettono di affermare l’intima connessione tra queste due dimensioni, tanto da ritenere che la presenza di scenari naturali possa accrescere il benessere fisico e psicologico dell’uomo.
Il giardino è un luogo in cui rilassarsi e sentirsi bene. Per assicurarti un prato verde e delle piante sempre rigogliose, è essenziale una giusta irrigazione. GARDENA, grazie ai suoi prodotti, ti offre le migliori soluzioni per l’innaffiatura automatica e per il trasporto dell’acqua. Abbiamo la soluzione giusta per l’irrigazione di ogni tipo di giardino.
Porta l’acqua dove ti serve
Grazie a GARDENA puoi trasportare facilmente l’acqua in giardino ovunque ti serve. In questo modo le tue piante saranno sempre forti e in salute. L’acqua può essere trasportata in diversi modi: semplicemente con i tubi o, per maggiore comodità, con i carrelli e gli avvolgitubo. Per avere a disposizione punti di prelievo d’acqua in giardino, dove vuoi tu, puoi installare una presa o un raccordo acqua interrato.
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Le migliori piante antizanzare
In estate i balconi e i giardini diventano i luoghi che si prediligono per rilassarsi e godere le belle serate estive. Le zanzare possono diventare molto fastidiose ed impedire la nostra volontà di stare all’aria aperta.
Ci sono però dei semplici rimedi che possono aiutarci a combattere questo problema in modo del tutto naturale. Le piante antizanzare, sul balcone oppure in giardino possono contribuire ad allontanare questi fastidiosi insetti!
Ci sono alcuni fiori e piante, infatti, il cui odore infastidisce gli insetti allontanandoli in maniera del tutto naturale. Dalla più nota citronella, fino al geranio, ora vediamo quali sono nel dettaglio le piante antizanzare per eccelenza:
Gerani
I Gerani sono per le piante che più utilizzate sui balconi italiani: sono colorati e profumati e non per ultimo, facili da coltivare.
Il geranio odoroso ha un odore pungente di citronella e limone e per questa sua caratteristica allontana in maniera sensibile le zanzare più ostinate.
Lavanda
La lavanda è probabilmente la miglior pianta antizanzara da interno.
Il suo profumo delicato e i suoi fiori dalle tonalità violacee rendono questa anche pianta elegante da vedere.
Facilmente coltivabile, la pianta non richiede particolari attenzioni e il suo effetto repellente contro zanzare e mosche è ormai comprovato.
Incenso
Questa pianta, chiamata anche “falso incenso”, perché produce un odore molto simile a quello dei bastoncini è considerata molto fastidiosa dalle zanzare, è una pianta sempreverde dalle foglioline verdi punteggiate di bianco. Ha bisogno di temperature miti e va protetta durante le gelate invernali.
Rosmarino
Pianta aromatica molto usata anche in cucina. Facilmente coltivabile in vaso, trova nel balcone il perfetto habitat per sprigionare le sue proprietà anti-zanzare. Se si ha un giardino, si può creare una siepe così da aumentare notevolmente le sue doti scaccia zanzare.
Limoncina
La limoncina è un arbusto a foglie decidue lanceolate di colore verde chiaro, che emana un profumo simile a quello della melissa e della citronella, questa caratteristica le permette di essere considerata una pianta antizanzara. In cucina si usa per dare sapore di limone alle vivande, è curativa in caso di flatulenza e indigestioni, può essere usata per le tisane da bere la sera.
Glechoma hederacea 'Variegata'
E' una pianta a portamento ricadente e tappezzante con steli erbacei ricoperti da tantissime foglie aromatiche a forma tondeggiante di colore verde con screziature di colore bianco-crema che ricordano quelle della pianta dell'incenso o Plectranthus, e come la pianta dell’incenso produce un odore repellente agli insetti e alle zanzare.
Erba gatta
l’erba gatta vanta anche una fama di efficace repellente, capace di tenere alla larga numerosi insetti fastidiosi.